Psicologo e Psicoterapeuta ad orientamento sistemico-relazionale
Per chi vuole condividere la propria esperienza
Avevo un grosso problema, ma non sapevo quale. Però gli effetti li sentivo chiaramente: insoddisfazione, rabbia, niente capacità di iniziativa, stanchezza e apatia. E peggio: senso di vuoto e solitudine. Ma perché? Così, è cominciata la mia terapia. La mia motivazione è arrivata dalla paura di un pericolo imminente che poteva sfuggire al mio controllo. Cercavo una soluzione. Improvvisamente avevo fretta. E perciò ricordo ancora lo sgomento di dover parlare del passato, perché non ci sarebbe voluto poco tempo: io ricordo molto. Soprattutto, tutte le emozioni a corredo del ricordo albergano dentro di me. Però l’affitto era troppo troppo caro e lo pagavo solo io. Così ho vuotato il sacco. Non senza prima cercare di sottrarmi. Ricordare è soffrire e non piace a nessuno. Per la terapia invece serve coraggio, tanto se ti tieni quello che hai soffri comunque. Che avevo da perdere? Dopo aver sgranato il rosario delle mie miserie, pensavo che mi sarebbe stato detto qual era il mio problema e come affrontarlo. Invece era solo l’inizio. Quello è il momento in cui una terapeuta ha capito come aiutarti ma non può dirti quello che devi realizzare con le tue forze. Ma già c’è un primo aspetto positivo: una persona sta prendendo l’impegno di ascoltarti. Non esprime giudizi, rimane imparziale, ma non impassibile. Il suo interesse non è tanto rivolto all’informazione che riceve, ma piuttosto alla persona che la trasmette. Inoltre, la persona che ti ascolta è vincolata alla deontologia, alla segretezza e, soprattutto, ha studiato la materia umana; non l’ha solo sperimentata. La terapia non è una chiacchiera tra amicə per auto-compatirsi davanti a una birra. Un secondo aspetto positivo è la fiducia: il risultato dipende da te, ma sai che la terapeuta farà del suo meglio. Non spreca il tuo tempo. Allora tu ti puoi impegnare. E quindi ti impegni di più. Purtroppo per te, a questo punto comincia la fase più dolorosa. È la fase in cui realizzi da chi e da cosa dipendono certe dinamiche e come si sono creati alcuni importanti automatismi dei quali a malapena incominci a renderti conto. Ognuno reagirà pure a modo suo. Io, personalmente, ho rivissuto l’adolescenza. Ma è stato un bene. Perché poi arriva il momento della realizzazione di quelle che sono state le responsabilità nel passato. A partire da qui occorre perdonare. Non mi riferisco soltanto a chi ha commesso mancanze o torti nei nostri confronti. Io per esempio, mi dovevo parecchia misericordia. Se infatti posso vantarmi di avere da sempre creato strategie efficaci per difendere la mia integrità intellettuale, dovevo però perdonarmi i famosi automatismi. In altre parole, le inspiegabili reazioni sbagliate di fronte a situazioni che meriterebbero almeno un minimo sforzo creativo: i meccanismi inadeguati del comportamento. E di passo cominci a capire Battiato. Ma c’era altro da perdonarmi, o meglio accettare: i limiti personali. Per quanto, sapere di avere dei limiti è liberatorio. Ho pensato: se i membri di una società civile sono tenuti a rispettare il fatto che io possa avere limiti non negoziabili, nemmeno io posso fare eccezione nei miei confronti. A quel punto, l’adolescente del passato aveva raggiunto qualcosa di meglio di una vendetta, mentre l’automatismo cominciava ad essere sostituito con la coscienza di sé. A livello comunicativo avevo fatto grandi progressi. La terapia è stata un’esperienza di crescita necessaria. Anche nei momenti più difficili sapevo che era la cosa giusta da fare e non ho mai pensato di mollare. È grazie alla terapia che ho imparato a badare a me nel modo che ho sempre meritato. Adesso vivo nel presente e il ricordo del passato non porta dolore o nostalgia. Il mio presente mi dà conforto. Con gratitudine ho salutato la mia terapeuta che mi ha permesso di arrivare a questo risultato e mi ha insegnato a credere in me. In conclusione, non ho previsioni per il futuro ma, se dovessi averne bisogno, non mancherò di proteggere la mia salute mentale facendo ricorso a un aiuto professionale. I’m twisted up inside, but nonetheless I feel the need to say. I don’t know the future, but the past is getting clearer every day. (Mi si ritorcono le budella ma sento comunque il bisogno di parlare. Non conosco il futuro ma il passato è ogni giorno più chiaro). Questa è la sigla della serie “I Goldberg”. Adam Goldberg, l’autore, chiaramente ha fatto terapia.
L. F.